Il primo è che, finalmente, dopo anni di interventi a pioggia inseriti negli spazi residuali lasciati dalle auto, si realizzerà una rete di percorsi continui e riconoscibili. Il piano prevede infatti la realizzazione di 9 direttrici radiali che collegano la periferia con il centro e quattro circolari, per connettere i diversi percorsi, con tanto di segnaletica dedicata. Queste saranno le "linee di forza" del sistema, che si comporrà anche di interventi minori all'interno dei vari quadranti. Il Piano nella sua forma è "liberamente ispirato" a quello di Reggio Emilia, realizzato nel 2007 da Matteo Dondè (che a mio parere dal Comune di Torino avanza almeno un caffè) e questa dovrebbe essere un'ulteriore garanzia di qualità.
Il secondo motivo, ancora più rilevante, è che il piano verrà anche finanziato, cosa non del tutto scontata. Infatti il Consiglio, attraverso un emendamento, ha accolto la proposta che l'associazione Bike Pride aveva avanzato in occasione della grande manifestazione del 26 maggio scorso, che provocatoriamente proponeva di destinare alla realizzazione del Biciplan il 15% degli introiti delle multe già destinati alla sicurezza stradale. Gli assessori all'ambiente La Volta e ai trasporti Lubatti, avevano raccolto la proposta, e bisogna riconoscerlo, insieme al presidente della Commissione ambiente Grimaldi, l'hanno appoggiata fino all'approvazione finale. Questo significa che ogni anno si dovrebbero rendere disponibili per la realizzazione del Piano dai 2 ai 4 milioni di euro, una cifra tale da permettere di completare gli interventi entro il 2020, come previsto.
Tuttavia a cosa più importante, è che, al di là della realizzazione della rete di percorsi ciclabili, insufficienti da soli a creare un uso diffuso della bicicletta, il documento affronta finalmente in modo organico la ciclabilità, considerandola a tutti gli effetti come una componente essenziale della mobilità cittadina, anche, se necessario, a scapito della mobilità motorizzata. In questo senso il documento va oltre la semplice lo schema infrastrutturale, e include fra i temi la realizzazione delle zone 30, al fine di favorire moderazione del traffico e ciclabilità diffusa; la creazione di un piano parcheggi (proposto dal M5S e accolto dalla maggioranza); l'intermodalità e la possibilità di trasporto bici sui mezzi pubblici; oltre a campagne di promozione e sensibilizzazione.
In sintesi è un buon documento che ha accolto molti dei suggerimenti delle tante associazioni e non (Bici & Dintorni Fiab, Bike Pride Fiab, Legambiente, Salvaiciclisti, La città possibile, Intorno, Pro Natura, Muoviti Chieri) che nel corso dei mesi hanno dato un contributo puntuale e qualificato alle diverse parti del documento.
E' merito anche della pressione delle Associazioni infatti, se l'Amministrazione ha accolto la richiesta di creare un tavolo consultivo che deve pronunciarsi su ogni singola opera infrastrutturale. La richiesta nasce dall'esigenza di evitare la realizzazione di interventi che funzionino sulla carta, ma che mancando dell'esperienza di chi ogni giorno usa la bicicletta per spostarsi, risultino inutili e dannosi. Questa procedura dovrebbe permettere di evitare almeno gli errori più mastodontici.
Per partire con la realizzazione sarà necessario un cronoprogramma degli interventi e un bilancio preventivo, e le Associazioni, nei prossimi mesi, saranno impegnate per ottenerli.
Ma al di là del Piano in sè, è stata fondamentale la discussione che è nata intorno alla realizzazione del piano, fuori e dentro le Istituzioni, per far crescere una consapevolezza diffusa sulle esigenze e le necessità di chi si sposta in bici. Per molti saranno state solo parole di circostanza, ma l'approvazione del Piano dimostra che il diritto alla la sicurezza di chi si muove in bicicletta non si può più negare.
E questa è stata sicuramente una grande vittoria.
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