Recentemente molti giornali hanno rilanciato un comunicato stampa del Centro Studi Continental, quella dei pneumatici per capirci, che lamentando il calo di vendite di automobili ne attribuiva la colpa a ZTL e piste ciclabili. Il documento in rete non si trova, ma anche solo dal comunicato mi pare che la cosa non abbia nulla di sconvolgente, anzi. Le ZTL e le ciclabili sono un investimento per spingere ad utilizzare altri metodi di spostamento, i piedi e la bici, quindi, se così è avvenuto, la loro realizzazione ha ottenuto il risultato prefissato. Sarebbe una delle poche politiche italiane di successo.
Quasi contemporaneamente un’altra ricerca dell'ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ci diceva che oltretutto questa piccola demotorizzazione ha comportato un miglioramento della qualità dell'aria in molte città italiane. Questo, anche se il rapporto non lo dice, significa evidentemente un risparmio nelle tasche dei cittadini perché l'inquinamento, oltre ad essere pericoloso per la salute, è un costo. Un costo che va ad incidere sulle tasche di chi si ammala di più, per lo stato che garantisce la sanità pubblica e che, prima o poi, dovrà pagare le multe per infrazione alle norme europee e per imprese che perdono in produttività.
Se teniamo conto di tutte queste cose allora le piste ciclabili, anche se fanno vendere meno auto, non sono un costo, ma anzi un guadagno per la collettività.
Questo semplice ragionamento è quello che sta alla base della così detta bikeconics, ovvero quella disciplina che dice che un investimento in ciclabilità non ha solo ricadute etiche e ambientali, ma soprattutto economiche.
Proprio di questo si parlerà nel workshop nato da un’idea di Paolo Pinzuti (Clickutility, bikeitalia.it), che si svolgerà a Milano il 28 ottobre presso la Fabbrica del Vapore, all'interno del forum internazionale CityTech.
Si confronteranno delegati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, della European Cyclists Federation e altre di Istituzioni.
Quasi contemporaneamente un’altra ricerca dell'ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ci diceva che oltretutto questa piccola demotorizzazione ha comportato un miglioramento della qualità dell'aria in molte città italiane. Questo, anche se il rapporto non lo dice, significa evidentemente un risparmio nelle tasche dei cittadini perché l'inquinamento, oltre ad essere pericoloso per la salute, è un costo. Un costo che va ad incidere sulle tasche di chi si ammala di più, per lo stato che garantisce la sanità pubblica e che, prima o poi, dovrà pagare le multe per infrazione alle norme europee e per imprese che perdono in produttività.
Se teniamo conto di tutte queste cose allora le piste ciclabili, anche se fanno vendere meno auto, non sono un costo, ma anzi un guadagno per la collettività.
Questo semplice ragionamento è quello che sta alla base della così detta bikeconics, ovvero quella disciplina che dice che un investimento in ciclabilità non ha solo ricadute etiche e ambientali, ma soprattutto economiche.
Proprio di questo si parlerà nel workshop nato da un’idea di Paolo Pinzuti (Clickutility, bikeitalia.it), che si svolgerà a Milano il 28 ottobre presso la Fabbrica del Vapore, all'interno del forum internazionale CityTech.
Si confronteranno delegati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, della European Cyclists Federation e altre di Istituzioni.
Un’ottima occasione per scoprire, dalla voce degli esperti, che la bicicletta è ormai più economia che ecologia.
Un'ottima idea, bravo Paolo Pinzuti.
RispondiEliminaAvanti così, e si cambia... in meglio, finalmente!
Gabriella Crivellaro